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Piergiorgio Branzi, un grande fotografo italiano


Noto volto del giornalismo televisivo , Piergiorgio Branzi e’ anche uno dei piú raffinati fotografi italiani, a cui la casa editrice Contrasto ha recentemente dedicato una splendida monografia, “Il giro dell’ Occhio”.

Nato a Signa, nei pressi di Firenze, nel 1928, inizia a dedicarsi alla fotografia nei primi anni ‘50. Nel 1955 intraprende un viaggio attraverso l’Italia Meridionale e, armato di macchina fotografica, realizza uno dei piu’ importanti reportage fotografici sulle condizioni sociali dell’Italia del dopoguerra : “L’Italia, uscita dal conflitto da meno di un decennio, era un Paese povero, nel migliore dei casi di dignitosa indigenza. E nel Meridione, un Paese del tutto arcaico e doloroso. Questo arcaismo mediterraneo, che trovai non solo in Italia, ma anche in Spagna e in Grecia – gli altri due Paesi che poi attraversai –, mi interessava anche perché mi sembrava di intravvedervi l’essenza stessa dell’uomo allo stato di pre-omologazione consumistica: genuino come in effetti era. Cercai di affrontarlo con uno sguardo di empatia e anche di compassione, sperando di dare alle immagini un contenuto di messaggio sociale”, racconta Branzi al sito italianways.com.

Le radici toscane si riflettono nel suo stile, definibile come “realismo-formalista”. Lo stesso Branzi riconosce l’influenza della tradizione figurativa toscana sul suo lavoro e sulla sua predilezione per il bianco e nero: “ Preferisco il bianco e nero perché negli anni Cinquanta, quando ho cominciato, il colore era una costosa curiosità. Ma anche perché noi toscani consideriamo il disegno l’“etica” stessa di ogni espressione figurativa. Firenze è una città figlia di due cave di pietra: di “pietra serena”, quindi il grigio della grafite, e l’altra di “pietra dura”, cioè l’ocra spento del Palazzo della Signoria. È una città dall’aspetto severo, e il colore rimane accessorio gradevole, un riempitivo, pur se splendido possa risultare.. Anche la campagna è bicolore e disegnata, come si sa. Verde scuro del cipresso, che non cade e non perde foglie, e verde argento dell’ulivo, anch’esso ben solido sul terreno, e fogliame indenne al più duro inverno. Potevo mai allontanarmi da questa rassicurante “gabbia”?

Il suo lavoro, come quello di molti della sua generazione e’ influenzato dalla fotografia di Henri Cartier-Bresson, che ebbe anche l’opportunitá di incontrare due volte . Subí anche il fascino dei fotografi di Life, come Walker Evans, la Bourke-White, Paul Strand, e piú tardi di Robert Frank, di cui ammirava la capacitá di realizzare un libro epocale come societá americana senza realizzare nessuna immagina “spettacolare”.

Dopo aver collaborato con Il Mondo di Mario Pannunzio, per il quale documenta la nascita di un’ Italia consumista e borghese, inizia a cercare di costruirsi una carriera nel giornalismo scritto. All’ inizio degli anni ‘60 viene assunto dalla RAI, e poco dopo il Direttore Enzo Biagi lo invia a Mosca come corrispondente, dove aprí la prima sede di corrispondenza giornalistica di un emittente radiotelevisiva italiana. A Mosca continuo’ a scattare, ma una volta chiusa questa esperienza abbandonó la fotografia per 30 anni, una cosa che sembra incredibile, visto il livello raggiunto : “ Tornato da Mosca appesi la macchina al chiodo. Non si possono fare due mestieri insieme – fotografia e televisione – e il secondo era diventato la mia principale professione. Avvertivo inoltre il bisogno di riflettere sui quindici anni della mia attività fotografica. L’esperienza delle immagini moscovite mi aveva condotto su strade diverse da quelle fino ad allora praticate, e desideravo ritrovare il filo di Arianna, le tracce costanti, i “segni”, se ve ne fossero stati, introdotti nel mio linguaggio figurativo.”

Riprende a fotografare negli anni ‘90, con un progetto sui luoghi pasoliniani e dal 2007 si dedica alla sperimentazione con la fotografia digitale.

Le sue opere sono state esposte dai musei di tutto il mondo: dal Museum of Modern Art di San Francisco al Guggenheim di New York, dal Fine Art Museum di Houston alla Bibliothèque nationale de France di Parigi, dalla Tate Gallery di Londra al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid.

Libri di fotografia consigliati

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Una monografia che copre oltre 50 anni della carriera del fotografo toscano.

Le sue immagini sono raccolte per serie, a seconda di quando e dove sono state scattate, ed accompagnate da riflessioni e pensieri di uno dei grandi protagonisti della fotografia italiana.

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